L' 11 Novembre 1881 alle ore 6,00 del mattino, una sciagura colpisce la città di Caltanissetta: un crollo nella miniera di Gessolungo; sessantasei i morti, tra cui ben diciannove bambini. I superstiti, con a capo i fratelli Tortorici ("capimastri" della miniera), per un ringraziamento personale al Signore per essere scampati alla catastrofe, vollero ripristinare la tradizione del Giovedì Santo, cosi come non accadeva da tempo.
Nell' anno seguente riuscirono a riproporre la processione in maniera imponente, ma il gruppo loro affidato, "La Veronica", era assai malandato e poi costruito in legno, materiale troppo pesante per essere trasportato a spalla e così, dopo la processione del 1882, si decise di farne costruire un altro.
Già da tempo a Caltanissetta si aveva notizia di due artisti napoletani, Francesco e Vincenzo Biangardi, residenti nel vicino paese di Mussomeli, che lavoravano ai simulacri della Madonna dei Miracoli e della Madonna del Carmine. Queste due opere, dall' eccellentissimo valore artistico, fecero ben presto diventare i Biangardi famosi in tutto il sud Italia.
Il nisseno Alfonso Palermo, rettore della chiesa di San Sebastiano, commissionò ai due artisti una statua raffigurante la Madonna Addolorata e il restauro della statua di San Sebastiano. Data la bravura dei due artisti, gli fu commissionato il restauro della preziosa statua del Patrono di Caltanissetta, San Michele Arcangelo, che non era stata mai affidata a nessuno.
Alfonso Palermo pensava a tutti i metodi per usare quella preziosa apportunità di arricchire le chiese cittadine con le opere dei due grandi artisti, e pensò di commissionare una statua di Sant' Alfonso de' Liguori per diffondere nel territorio nisseno il culto del Santo, ma gli mancavano i mezzi necessari per averne costruita una in legno.
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Il buon rettore partì per Mussomeli,
chiedendo a Mastro Francesco Biangardi se poteva costruire una statua in cartapesta. In un primo momento il Biangardi si rifiutò, perché aveva da sempre scolpito materiali nobili, ma successivamente, grazie all' incoraggiamento di Padre Langela, amico dello scultore, si cimentò nella lavorazione della cartapesta e costruì una meravigliosa statua di Sant' Alfonso de' Liguori, tuttora gelosamente custodita nella chiesa di San Sebastiano.
L' idea di commissionare la Vara ai due artisti passò sicuramente nella mente dei fratelli Tortorici che, dopo aver visto la straordinaria statua di Sant' Alfonso de' Liguori in cartapesta, decisero che sarebbero stati proprio i Biangardi a realizzare la nuova Veronica. La Vara, che costò alla miniera ben 900 lire, non fu realizzata in cartapesta, ma con la "tecnica mista", che dava la resistenza del legno, senza eccessivo peso.
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- Testo tratto da "I Riti della Settimana Santa a Caltanissetta" di Francesco Miceli.
- Foto di Walter Lo Cascio.