GIOVEDI' SANTO - "Le Vare"

Caltanissetta, è resa famosa in tutto il mondo dalla processione del tutto eccezionale delle "Vare", sedici imponenti gruppi statuari a grandezza naturale che rappresentano ciascuno dei momenti della Passione e Morte di nostro Signore, a partire dall' ultima cena con i dodici apostoli, fino ad arrivare al pianto della Madonna che, sola, piange il suo figlio.
Le Vare sfilano in processione per le vie del centro storico dal crepuscolo fino a qualche ora dopo la mezzanotte.
È tradizione che il Giovedì Santo, sin dall' alba, le Vare vengano esposte ognuna in una via della città e, durante la giornata, vengano addobbate con fiori e luci.
I sedici gruppi statuari, tranne uno (la Traslazione), sono opera di due artisti napoletani, Francesco e Vincenzo Biangardi, padre e figlio, che li realizzarono nella seconda metà dell' 800, anche se la processione del Giovedì Santo a Caltanissetta nasce molto tempo prima.
Una stupenda processione che riesce ogni anno a meravigliare chiunque, a coinvolgere tutti, dal bambino più piccolo agli adulti di ogni età.
Per iniziare a scoprire ed assaporare meglio quello che è il Giovedì Santo a Caltanissetta, segue un testo di Michele Alesso, un nisseno cultore di tali riti vissuto alla fine del secolo XVII, che scrive: "Importantissima, artistica ed unica del suo genere è diventata ormai la processione del Giovedì santo a Caltanissetta, dove accorrono ogni anno numerosi forestieri dalla provincia, ma non solo, anche dall'isola. Il numero dei gruppi, l'ordine e la lunghezza della processione e le diverse bande musicali, che all' uopo contribuiscono a renderla vieppiù religiosamente sontuosa ed artisticamente bella. Tutto il giorno del Giovedì e tutta la sera sino ad ora tarda è un via vai di un affollamento continuo di gente che si accalca per tutte le vie principali: e il forestiero che si sofferma a contemplare estatico i vari gruppi bea con gli occhi, osservando minutamente or la posizione ed or l' espressione di ciascuna figura e, mentre l'orecchio ode le lugubri marce funebri, il suo cuore or palpita; or si commuove ed or s' intenerisce, man mano che si vede innanzi il Cenacolo dove l' infame Giuda pensa a tradire il suo divino maestro, or il Sommo pontefice Caiphas, che condanna il re dei giudei, ed or il monte Calvario, sul quale il Nazareno ha già reso l'ultimo anelito all'eterno padre. Inizia coi piccoli principi si, ma con grandi sforzi e fatiche dopo aver superato tanti e poi tanti ostacoli dopo alquanti anni finalmente l'entusiasmo e la gara fra i diversi ceti ha fatto sì che di anno in anno i vari gruppi di cui essi sono proprietari si siano abbelliti con arte e arricchiti di lumi. E il visitatore che ha veduto per la prima volta la processione, non rimane sazio, no, egli vuol osservarla una seconda volta ancora, e più che la vede più bella e imponente gli sembra. Ritorna al proprio paese, descrive alla famiglia, ai parenti e ad amici quanto ha veduto, e l' anno seguente la mattina del Giovedì Santo, non è egli solo che ritorna a Caltanissetta a vedere la processione, ma è uno stuolo e una carovana di amici e parenti che egli conduce seco, avendo colla sua descrizione minuziosa destata in loro la bramosia di vedere anch'essi l'importante e stupenda processione. E sono veramente al caso di poter affermare non solo che essa è unica forse in Italia ma eziandio che può gareggiare colle migliori processioni, sia per l' ordine, che per la durata, che per la lunghezza, sia ancora per la magnificenza quanto ancora per l'arte e la ricchezza dei lumi."
- Michele Alesso - 1892 (Ricordo della processione del Giovedì santo in Caltanissetta, pag. 4, 5 e 6).
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La giornata del Giovedì Santo
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Anche se la processione delle Vare inizierà solo nel tardo pomeriggio, tutta la giornata è ricca di fascino.Sin dall'alba, infatti, le Vare, ancora impolverate dopo il lungo anno passato al museo, vengono esposte per le vie della città, ma in particolar modo nel centro storico. Durante la mattina e il primo pomeriggio, le Vare vengono pulite e splendidamente addobbate con suggestive composizioni floreali e lumi per la sera.
Il luogo d' addobbo di ogni gruppo, che può variare di anno in anno, viene deciso tra i proprietari (di solito si sceglie uno spazio vicino all'abitazione o all'attività di uno di essi).
In tutta la città c'è un' allegra e suggestiva atmosfera, il centro storico poi, pieno di gente, si riveste di un'insolita bellezza. In tutte le strade della città suonano allegre marce diverse bande musicali, provenienti da vari luoghi della Sicilia, le stesse bande che accompagneranno le Vare nella processione; è tradizione che ogni banda, esegua una marcia davanti il Palazzo del Municipio, come per rendere omaggio alle autorità cittadine.
In cattedrale, è un via vai di gente che assiste alla solenne Messa durante la quale vengono benedetti gli oli sacri, che, durante l'arco dell'anno, verranno usati per i vari sacramenti.
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L' INCONTRO
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Il tramonto del sole porta via con sé la spensieratezza e l' allegria, e le bande, che sono sparse un po' in tutta la città accompagnando ognuna delle Vare, cambiano completamente repertorio, abbandonando le allegre marce che hanno rallegrato tutta la giornata eseguono adesso marce funebri e canti ricordanti la passione.
Al crepuscolo, uno dei momenti più misteriosi ed intensi della giornata: tutte le Vare, dopo essere state accuratamente addobbate per tutto il giorno, si riuniscono nella piazza centrale, formando un cerchio attorno alla fontana del Tritone. Arrivano nel buio, in un mare di folla, infatti: "uno spillo- come dice l'Alesso - lanciato in aria, nel cadere non riesce a trovare posto" (Farina-Scimeone 1993, pag. 11).
Ognuna di esse è accompagnata dalla banda e dai processionari. E come se, insomma, la lunga processione fosse divisa in sedici parti.
Ogni Vara quando entra in piazza, prima di guadagnare il proprio posto all'interno del cerchio, percorre un paio di volte il giro della piazza, come per dare un saluto alle Vare già posizionate e alla gente là intorno.
"La Cena", che è la prima della processione, si colloca sotto la chiesa di San Sebastiano, ed invece "L'Addolorata" che è l'ultima, viene posta sotto il Palazzo del Municipio, formando così un cerchio completo. Sono già le venti quando tutte le Vare sono riunite in piazza. Esse, stanno lì a ricordare la passione di Gesù, quelle immagini sembra che raccontino ai presenti quei momenti.
Ogni Vara adesso non è più sola come lo è stata durante il giorno, riunendosi alle altre assume un profondo significato, ogni Vara diventa una "stazione" della passione di Gesù, ogni Vara, ora, è la testimonianza più vera e intensa di quello che accadde 2000 anni fa: Gesù di Nazareth, per salvare il mondo, viene arrestato e barbaramente ucciso.
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LA PROCESSIONE
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Il Giovedì Santo costituisce uno dei momenti più sentiti dalla popolazione nissena con la solenne processione delle Vare. Sono momenti, questi, in cui la città riesce ad urlare al mondo intero la sua vera identità, momenti che attirano ogni anno migliaia di nisseni e turisti.
Dopo aver sostato nella piazza centrale, intorno alle ore venti, la Cena si inizia a muovere, e si dà inizio alla processione, la cui attesa ha animato sin dall'alba la città. Non può sembrare una cosa possibile che le Vare riescano a passare in quel mare di folla, eppure succede.
Il corteo, partendo dalla piazza, percorre il centro storico nisseno. Sembra quasi che le Vare vanno ad annunciare per le strade della città ad ogni uomo che quel giorno è un giorno di preghiera, che Cristo muore.
Ogni gruppo, è accompagnato da una banda musicale, ed è preceduto dal ceto a cui appartiene disposto in due file, e da un gruppo di ragazzi che, in saio bianco, portano in mano ceri, candele e i tradizionali "bilannuna", o che reggono i bengala, cioè bastoni con in cima una candela particolare, che, una volta accesa, illumina le Vare e riempie di fumo le vie per le quali passa la processione. Le ombre imponenti delle Vare illuminate, si riflettono nei palazzi, nei balconi, pieni di gente, che, affacciata, assiste alla processione. Durante alcune soste, le vare sono solennemente salutate dallo sfavillio di numerosi spettacoli di fuochi d'artificio.
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IL PERCORSO
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Nel corso dei secoli sono stati cambiati notevolmente i "percorsi", cioè le strade che percorre la processione; col passare del tempo, per ragioni varie, è stato allungato e accorciato.
Anticamente (al tempo dell' Alesso) le Vare si riunivano in piazza Calatafimi, poi sotto i portici del Collegio. Al giorno d'oggi iniziando dalla piazza Garibaldi la processione va verso Sant' Agata e da lì imbocca la stretta via Re d'Italia ('a strata 'e santi); quest'ultima strada, è difficile da percorrere, oltre che per la grande mole di ogni Vara che difficilmente riesce a passare, anche per via dell'afflusso dei fedeli.
Importantissimo il passaggio in questa strada, perché un tempo era abitata dai Biangardi. È tradizione infatti, in ogni processione di statue costruite dai Biangardi, il passaggio in questa strada, tanto da farla definire "La strada dei Santi"; è come se le Vare, passando da quella via, tenessero vivo e costante il ricordo di chi le ha costruite, come se ogni anno andassero a rendere omaggio alla loro memoria, come per non far dimenticare che sono loro le persone a cui si deve la processione.
Il corteo prosegue verso la chiesa di santa croce ('a Batìa), successivamente per Piazza Garibaldi, continuando verso la chiesa di santa Lucia e da lì il corteo scende percorrendo via Maddalena Calafato ('a Grazia), proseguendo per il Corso Vittorio Emanuele. Qui tutte le Vare si fermano per circa un'ora, mentre per i portatori, per i processionali e per i musicisti ha luogo la tradizionale "Vivuta": in pratica ogni persona coinvolta nella processione può liberamente riposarsi prima di riprenderla, e i proprietari delle Vare gli offrono uova sode, pezzi di formaggio, "patati vudduti e cacucciuli arrustuti".
Dopo la sosta, la processione imbocca la ripida e stretta salita di via XX settembre ('a strata 'e spini) che riporta a Piazza Garibaldi, e per le Vare, accolte da fiaccole di Bengala, ha luogo la "Spartenza".
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LA SPARTENZA
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Al termine della lunga sfilata, prime che sorga il sole del Venerdì Santo, ha luogo la tradizionale "Spartenza", una tradizione unica, che risale alle prime processioni del Giovedì Santo, che se pur cambiando con i tempi, è ancora oggi il momento culminante di tutta la processione.
Ogni gruppo, quando rientra in piazza Garibaldi, viene accolto da tante fiaccole di bengala, creando un'atmosfera di elevatissimo valore mistico. Ogni Vara, passando nel fumo buio, si riposiziona in Piazza Garibaldi ricreando la disposizione di partenza.
Quando quasi tutte le Vare sono ritornate nella piazza, la Vara de "l'Addolorata" si affianca alla vara de "La Sacra Urna" ed insieme percorrono l' ultimo tratto di Corso Umberto e girano attorno la Fontana.
Sembra quasi che la Madonna Addolorata segua l' Urna, come per dare un ultimo saluto al figlio suo adorato. È un momento di grande commozione, e quelle due Vare sembrano prendere vita.
Suggella la festa il tradizionale rimbombo della "maschiata" e subito dopo ogni gruppo viene portato via quasi di corsa; nel frattempo, la gigantesca maestosità della Sacra Urna sparisce dietro il massiccio portone della cattedrale.
Non è più una processione, sono momenti di grande confusione che durano però poco.
Qualche attimo dopo, ogni Vara in pochi istanti è già andata via e ormai la città dorme.
Non è più un giorno di festa, in pochi attimi la piazza rimane muta, creando la tristezza della Pace del Venerdì Santo.
"Spartenza" significa separazione, infatti anticamente le vare venivano conservate in diverse chiese della città, ed al termine della processione ogni gruppo si separava da un altro per andare nel luogo dove doveva essere custodito.
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LE ORIGINI DELLA PROCESSIONE
.Le origini di questa processione si possono far risalire al '700, sappiamo infatti che nella nostra splendida cattedrale, denominata "Santa Maria La Nova", situata in Piazza Garibaldi, si era istituito un oratorio dedicato a San Filippo Neri dove, nelle ore pomeridiane di ogni domenica, si riunivano nobili, civili e preti che, oltre a prestare attenzione a delle conferenze religiose, avevano preso l' usanza di portare in processione, la sera del Giovedì Santo, cinque piccole "barette" su cui erano collocate delle piccole statue in carta pesta che non superavano i 50 cm d'altezza e che raffiguravano cinque momenti fondamentali della passione di Gesù.
Dopo la funzione eucaristica, le cinque barette uscivano dalla chiesa madre e venivano condotte per qualche strada in processione, visitando i "sepolcri" di qualche chiesa cittadina. "U Sipulcru", appunto, è la versione dialettale del nome dato all'Eucaristia posta solennemente sull' altare e riccamente adornata da fiori e candele.
Dato che erano cinque, e venivano chiamati "Misteri", erano ispirati probabilmente dai cinque misteri dolorosi del Rosario:
1. Gesù all'orto
2. La Flagellazione
3. L'incoronazione di spine
4. L'ascesa al calvario
5. La Crocifissione.
Questa processione fu abolita nel 1801 perché probabilmente la confraternita perse i suoi membri fondatori.
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- Testo tratto da "I Riti della Settimana Santa a Caltanissetta" di Francesco Miceli.
- Foto di Walter Lo Cascio.


** Sento il dovere di esprimere tutta la mia riconoscenza al carissimo amico Walter Lo Cascio per avermi concesso di pubblicare su questo sito gran parte del suo materiale fotografico sulla Settimana Santa di Caltanissetta.