MERCOLEDI' SANTO - La Real Maestranza

Il Mercoledì Santo, come per magia, sembra che il tempo si sia fermato a più di 500 anni fa; per la città è forse uno dei giorni più straordinari dell'anno: è il giorno della Maestranza e del Capitano.
Con questa processione del tutto eccezionale entrano nel vivo le Manifestazioni della Settimana Santa, che riesce ogni anno a trasportare l' intera città in un altro tempo, nel quale le corporazioni artigiane erano il centro della vita cittadina.
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La manifestazione, che in tutto il mondo non ha uguali, vede coinvolti i mestieri più antichi della città; infatti il nome "Maestranza" deriva proprio dai "Mastri" o Maestri artigiani che ne fanno parte, mentre il titolo di "Reale" gli fu attribuito nel 1806 da Re Ferdinando IV di Borbone, che le diede questo titolo perché, nel corso di una sua visita, restò impressionato dalla bellezza della processione.
Anticamente la Real Maestranza era una milizia; quando fu abolita rimase comunque in vita sotto forma di organizzazione religiosa e il Mercoledì Santo questo particolare "esercito" accompagna il SS. sacramento in solenne processione per le vie della città.
Il personaggio principale di questo e di altri giorni è il Capitano: un uomo che ha alle spalle diversi anni di lavoro e di sacrifici e che, in quest' occasione, diventa il rappresentante del popolo; attorno a lui ruotano tutte le manifestazioni della Settimana Santa.
Ogni anno, con parecchi mesi di anticipo rispetto alla Pasqua, il Capitano viene eletto dalle varie categorie artigiane; nello stesso modo si eleggono lo Scudiero, l' Alfiere Maggiore, i Portabandiera e gli Alabardieri.
Un lungo e imponente corteo, formato dagli artigiani della città riuniti in dieci corporazioni, sfila in due ali con in mano dei grandi ceri.
La processione si compone in due principali percorsi.
Il primo, contraddistinto dal colore nero; in un clima di grande tristezza la Real Maestranza annuncia al popolo la morte di Gesù ma poco dopo, in cattedrale, il colore nero viene sostituito dal bianco e la Real Maestranza, ritemprata e piena di felicità, esce dalla Cattedrale, accompagnando il SS. Sacramento, per annunciare alla città la liberazione dell' uomo dalla pena del peccato.
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La mattina del Mercoledì Santo
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Sin dalle prime ore della mattina iniziano i preparativi della processione, quando i componenti della categoria che ha espresso il Capitano per quell' anno, si recano in corteo a prelevare l' alabardiere, il portabandiera, l' alfiere maggiore e lo scudiero dalle loro abitazioni; successivamente si radunano in piazza tutte le categorie per andare a rendere omaggio al Capitano presso la sua abitazione.
Per tutto il giorno l' abitazione del Capitano si riveste di un' insolita atmosfera: il palazzo è tutto addobbato con colorati nastri e luminarie, molta gente è affacciata ai balconi ed all' interno è un via vai di gente, amici, parenti e conoscenti del Capitano.
Tutti i 400 artigiani che compongono la Real Maestranza, si schierano davanti al palazzo.
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Il "Gran Cerimoniere" (una delle cariche) sale a casa sua, ed insieme ai familiari lo veste col tipico abito settecentesco: Marsina con lo spadino dall' elsa dorata (che ha ben 450 anni ma purtroppo, per poterla fare entrare nella città del Vaticano, recentemente gli è stata tagliata la punta), la feluca con piuma nera, coccarda tricolore, frangia d'oro alla cintura e allo spadino e scarpe di pelle lucida con la fibbia dorata; al rito della vestizione partecipano gli ex capitani, (testimoni della continuità dell'evento), il console generale ed i cerimonieri.
E' tradizione che il Capitano saluti i presenti affacciandosi al balcone, prima di uscire di casa.
Tutte le categorie aspettano il Capitano per strada sotto la sua abitazione ed il suo arrivo, annunciato da tre squilli di tromba, innesca l'applauso dei presenti.
Il presidente della Real Maestranza si avvicina al Capitano e pronuncia una particolare formula: "Capitano, la milizia è schierata. La onori passandola in rassegna"; il Capitano allora, passa in rassegna tutta la Real Maestranza, salutandola col saluto militare. Anche se oggi la Real Maestranza non è più una organizzazione militare, conserva tanti piccoli segni del passato che erano in uso quando lo era ancora. Quel saluto non è solo il riconoscimento delle facoltà potestative del Capitano, bensì un invito a seguirlo nella processione, che deve proprio essere un pellegrinaggio di fede.
La Real Maestranza, in corteo, si reca al Municipio, dove il sindaco consegna al capitano le chiavi della città. Tale tradizione, oltre a risalire appena agli anni '80, contrasta con ciò che il Capitano rappresenta, perché la consegna delle chiavi può essere fatta ad uno straniero o ad un turista, e non ad un cittadino quale è il Capitano, e questo rito è tutt' ora in studio.
La consegna delle chiavi comunque, ha un valore strettamente simbolico: il Capitano, da quel giorno sino alla Domenica di Pasqua, sarà il responsabile della città e vuole tra l'altro sottolineare l'importanza che ha il Capitano.
Non è da tutti avere in mano la chiave della città.
Successivamente tutti mastri, con la giunta municipale, si recano nell' atrio della Biblioteca Comunale da dove partirà la processione. Si iniziano ad accendere i ceri, il gonfalone viene alzato al cielo, ed al Capitano viene consegnato il Crocifisso velato di nero. Si inizia a ricomporre il corteo e, al suono dei tamburi, si esce dal portone e si da inizio alla solenne processione penitenziale.
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Il Corteo
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La Processione della Real Maestranza è una delle più antiche dell' isola e la città per quest' occasione si unisce sotto il piano politico, religioso e sociale.
Verso le 11,15 del mattino, dal portone della biblioteca parte la processione. Tutti i "Mastri" indossano cravatta e guanti neri. Preceduto da una banda musicale, apre l' imponente Corteo "l' Alfiere Maggiore" che regge tra le mani lo stendardo con il simbolo della città di Caltanissetta, circondata delle figure dei Santi Protettori di ogni categoria artigiana. Due nastri neri sono legati allo stendardo in segno di lutto. La figura che lo segue è quella dello scudiero, che tiene in mano uno scudo, su cui è dipinto un Castello con tre torri, stemma della città, sempre avvolto da un nastro nero, ed una lancia; questi due segni sono il simbolo delle facoltà potestative del Capitano. Un tempo la figura dello scudiero era quella del vice - Capitano.
Lo segue un bambino, figlio di un mastro o, di solito, un parente del capitano, che porta su un prezioso cuscino le chiavi della città.
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Dietro di lui sta il capitano, che porta mestamente in mano, rivolto verso se stesso, un grande crocifisso velato di nero; anticamente, infatti, nel periodo quaresimale venivano velate le immagini sacre e solo i Crocifissi venivano scoperti il Venerdì Santo.
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La Real Maestranza è come se annunciasse al popolo che quella settimana è quella della tristezza, che Cristo muore e il mondo Cristiano è avvolto dalla Malinconia come quel Cristo è avvolto da quel nero, segno di lutto. Il Capitano è come se invitasse il popolo a rimpiangere il proprio peccato, mostrandogli la croce, non segno di angoscia, ma segno di pentimento e liberazione.
Il Capitano quindi, si fa carico del peccato di tutti.
Il Capitano è affiancato da due vigili in alta tenuta, quasi a voler sottolineare l' importanza di quell'uomo. Seguono il Capitano l' labardiere, con la lancia, e il portabandiera, con la bandiera abbrunata.
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Dietro sfilano in due ali, con in mano ceri accesi su cui è scritto il nome della categoria, gli altri membri delle dieci categorie componenti la Real Maestranza in rigoroso abito scuro, ed ogni categoria è preceduta da un proprio alabardiere (le cui lance sono tutte diverse per ogni categoria) e un proprio portabandiera. È tradizione che in ogni categoria sfilino prima i giovani apprendisti, sino ad arrivare agli esperti nel mestiere, ai Consoli, ai Cerimonieri e agli ex e futuri Capitani.
Dalla Biblioteca Comunale la Real Maestranza si dirige in massimo silenzio e rispetto in Cattedrale, dove c' è l'adorazione del SS. Sacramento.
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Il Capitano, essendo il rappresentante del popolo, riceve il perdono dalla pena del peccato. La cravatta e i guanti neri di ogni artigiano vengono sostituiti con quelli bianchi; è il Cerimoniere a cambiarli al Capitano, che cambia anche le calze in uno stanzino della sacrestia affollato da fotografi e cine operatori.
Lo stendardo, lo scudo e le lance vengono liberate dai nastri oscuri e sostituiti con altri di colore bianco, le bandiere si dispiegano a festa, in questo modo si vedono le effigi dei Santi Protettori.
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A mezzogiorno la Real Maestranza, in un gioioso clima completamente mutato, esce dalla Cattedrale al suono festoso delle Campane e al battito vivace, imponente ed incessante dei tamburi, accompagnando il SS. Sacramento portato dal Vescovo in un ostensorio d' oro dove è scolpita la figura di San Michele Arcangelo (patrono della città), sotto un baldacchino, preceduto da due turiboli d'incenso.
Il SS. Sacramento non sta sicuramente per ultimo in ordine d' importanza, anzi, è come se proteggesse il corteo standogli alle spalle. Tutta la Real Maestranza è come se "aprisse la via" al passaggio dell'Eucarestia.
Il compito del Capitano, essendo il rappresentante del popolo, questa volta è diverso, dirigendo il corteo sembra proprio che, con quel suo sguardo contento, annunci al popolo che il Capitano ora è Gesù, che l' uomo, grazie al suo martirio, è liberato dal peccato e quell' Eucarestia, solennemente portata, testimonia proprio questo.
Ora partecipano alla processione, il Capitolo cattedrale, le confraternite, il seminario e le massime autorità cittadine.
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Adesso c'è un tripudio di bandiere festanti che attraversa le vie cittadine; la folla che gremisce tutte le strade contribuisce a rendere questi momenti unici, mentre le melodie gioiose della banda musicale, in coda al corteo, trasmettono allegria e i mortaretti sparano a festa in un' esultanza di gioia.
Dopo aver percorso qualche tratto del centro storico, la Real Maestranza ritorna in cattedrale.
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Dopo la benedizione del Vescovo, la Real Maestranza si scioglie, per ricomporsi poi nel buio della sera del Venerdì Santo, per accompagnare la processione del Signore della città.
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Il pomeriggio del Mercoledì santo del Capitano
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Dopo la mattinata, il resto dei festeggiamenti del pomeriggio si svolge in casa del Capitano che, seduto su una splendida poltrona (che rappresenta per quel giorno la sua autorità), riceve a turno tutte le categorie che gli rendono omaggio già a partire dal primo pomeriggio.
Arrivano in casa del Capitano anche le autorità civili e religiose della città, enti e associazioni.
Solo in tarda serata il Capitano riceverà parenti e amici a festeggiare con lui la fine di quello che è stato uno dei giorni più belli della sua vita.
Il Venerdì Santo mattina è tradizione che il Capitano renda visita agli ammalati, presso l' ospedale e qualche altra struttura sociale.
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- Testo tratto da "I Riti della Settimana Santa a Caltanissetta" di Francesco Miceli.
- Foto di Walter Lo Cascio.

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** Sento il dovere di esprimere tutta la mia riconoscenza al carissimo amico Walter Lo Cascio per avermi concesso di pubblicare su questo sito gran parte del suo materiale fotografico sulla Settimana Santa di Caltanissetta.