GIUSEPPE ALESSO E LA PROCESSIONE DEL 1841

Dell'oratorio di San Filippo Neri faceva parte il farmacista Giuseppe Alesso che, ricordando con nostalgia la processione, la volle ripristinare e così, chiedendo il permesso a Sua Maestà Ferdinando II (in quel tempo Re delle due Sicilie), nel 1841 riattivò la processione.
Per quell'anno alla Pasqua mancavano pochissimi giorni, come fare per trovare al più presto delle Vare da portare in processione?
Sorprendente è il modo con cui Giuseppe Alesso realizzò, aiutato dal figlio Michele e dagli amici più cari (Giuseppe Lanza, Salvatore Marra, Michele Pulci), in pochissimi giorni ben sette Vare.
Come fece? Col modo più semplice: le chiese in prestito!
Infatti prese da altri gruppi processionali di diversi santi, i "baiardi", cioè le basi dove dovevano sorgere i gruppi; prese quelli di Sant'Antonio, di San Biagio, della Madonna del Carmine, di San Calogero, di San Pasquale e di San Vincenzo, e le trasportò nella chiesa di San Sebastiano, che da quel giorno diventò un vero e proprio cantiere e prese da ogni chiesa della città statue ed oggetti che potevano essergli utili per la realizzazione dei nuovi gruppi.
Per la prima Vara l'Alesso prese la statua del Cristo in atto di pregare, che aveva costruito per la chiesa di Santa Maria degli Angeli, e un piccolo putto, tolto dall'altare del SS. Crocifisso in Cattedrale, fu posto tra i rami di un cipresso che sormontava il gruppo; in maniera molto semplice si ebbe in questo modo "u signuri all'ortu".
Per la seconda Vara costruì, aiutato dal figlio Michele, due figure: Gesù e Giuda, che era in atto di baciare le guance del Nazareno. In questo modo si formò "il bacio di Giuda".
Nel terzo mistero, detto "u signuri a' culonna", mise una colonna di marmo, e a questa legò una statua di Gesù presa da un crocifisso della chiesa di San Sebastiano. Questa statua fu facilmente adattabile perché aveva le articolazioni delle braccia mobili. In questa Vara si rievocò la flagellazione di Gesù.
La quarta Vara fu realizzata da un tavolino sul quale fu collocato un mezzo busto raffigurante l'Ecce Homo (che tuttora si conserva nella chiesetta della Madonna della Catena) allo scopo di far sembrare che Gesù fosse affacciato ad un balcone. Si formò così in maniera molto semplice "lù Cciaòmu".
La quinta Vara, "la crocifissione", era costituita da un crocifisso prelevato dalla chiesa di Sant'Antonio.
Una statua raffigurante il corpo di Gesù morto, prelevata da un'urna della chiesa di San Sebastiano, fu avvolta in un lenzuolo, e fu portata in processione a mano da quattro preti. Questa scultura non si portò dentro la sua urna, non tanto per il peso, ma perché era antiestetica in quanto costruita solo per metà. Si ebbe così la sesta Vara, "il sepolcro".
Nella settima Vara fu posta la statua dell'Addolorata che aveva realizzato l'Alesso. In questo modo si ebbe la Vara de "L'Addolorata".
Con questi primi rudimentali gruppi si fece una straordinaria processione nel 1841.
Michele Alesso fa un'attenta e minuziosa descrizione di quella prima processione a cui lui, ancora ragazzo, aveva partecipato:
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"La processione uscì dalla chiesa di San Sebastiano, annunciata da un ben nutrito sparo di razzi e mortaretti. Le vare erano solennemente addobbate con candele e pregiati fiori, ed erano precedute da un centinaio di svelti ragazzini che gridavano a squarciagola con in mano la "fanara" (giunchi legati con vimini, che davano l'effetto di una fiaccolata). Ogni Vara era seguita da un certo numero di devoti che cantavano la "Ladata". La processione, dopo aver visitato i cinque sepolcri della città: Cattedrale, Sant'Agata, San Francesco, Santa Croce e Collegio di Maria, giungeva dopo due ore nella piazza Ferdinandea (oggi Piazza Garibaldi) ed i gruppi, disposti a semicerchio, furono commentati da P. Serafino. La processione, dopo la Predica, si sciolse, e le Vare rientrarono nella chiesa".
(Michele Alesso - 1903, pag. 37-38).
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LE RIFORME
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In seguito, di anno in anno, si aggiunsero diversi altri misteri, che infine divennero 14.
1. Gesù al Getsemani, 1841
2. Il bacio di Giuda, 1841
3. Gesù alla Colonna, 1843.
4. Ecce Homo, 1845
5. La Condanna, 1843
6. La prima caduta, 1845
7. Il Cireneo, 1843
8. L'Incontro, 1842
9. La Veronica, 1842
10. Il Crocifisso, 1844
11. La Pietà, 1844
12. La Traslazione, 1853 (commissionata ad un artista napoletano, sfila tutt' ora in processione)
13. Il Sepolcro, 1850
14. L'Addolorata, 1850.
Grazie all'Alesso, la processione delle Vare a Caltanissetta varcò ben presto i confini della provincia. In poco tempo Giuseppe Alesso coinvolse gran parte della città alla processione, affidando ad ogni ceto cittadino una delle 14 Vare, così come accadde ad esempio per i misteri di Trapani e di Murcia.
In breve tempo la processione diventò via via sempre più importante, chiamando ogni anno sempre un numero maggiore, non solo di nisseni, ma anche di turisti. Comunque queste Vare non erano di un'eccezionale fattura e spesso mancavano di misura e di proporzione, erano delle sculture fatte alla buona ma, nonostante l'aspetto estetico di queste prime rudimentali Vare, la gente partecipava con grande entusiasmo ogni anno alla processione.
Dal 1866, poiché Caltanissetta attraversava un periodo di forte decadenza economica, tante vare non sfilarono in processione e, con l'andare del tempo, rimasero appena cinque o sei i gruppi nella processione.
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- Testo tratto da "I Riti della Settimana Santa a Caltanissetta" di Francesco Miceli.
** Sento il dovere di esprimere tutta la mia riconoscenza al carissimo amico Walter Lo Cascio per avermi concesso di pubblicare su questo sito gran parte del suo materiale fotografico sulla Settimana Santa di Caltanissetta.