Questa manifestazione è quella che ha le origini più recenti di tutta la Settimana Santa nissena; risale infatti appena agli anni ’70 ma, nonostante la sua giovane età, viene seguita da un gran numero di fedeli, ed è destinata certamente a tramandarsi nel tempo.
La mattina di Pasqua, di buon’ ora, i componenti della Real Maestranza si ritrovano di fronte alla Cattedrale da dove, accompagnati dalla banda musicale, partono alla volta della sede Vescovile in Viale Regina Margherita, per accompagnare il Vescovo alla Celebrazione Pasquale.
La sua uscita dal Vescovado è annunciata da uno squillo di trombe e, dopo lo scambio di auguri col Capitano, il Vescovo saluta la Maestranza. Poco dopo, insieme al sindaco e agli assessori, si andrà in corteo verso la splendida Piazza Garibaldi.
Quello della Domenica di Pasqua è il percorso più corto tra i cortei della Settimana Santa. In questa processione il Capitano comparirà per l’ ultima volta col tipico abito settecentesco. Porta le calze, la cravatta e i guanti bianchi, così come lo scudo, le lance, le bandiere e il gonfalone sono avvolti da nastri bianchi, in segno di festa.
Durante la messa di resurrezione tutte le bandiere, simbolo delle antiche categorie artigiane, sono solennemente schierate dietro l’altare. Alla fine della Santa Messa, il Capitano restituisce al Sindaco le chiavi della città, come segno della conclusione della Settimana Santa, mentre fuori, tra suoni di campane a festa e spari di mortaretti, vengono liberate delle colombe bianche, simbolo di pace.
La semplicità di questa cerimonia spezza la magia, durata ben sette giorni, della Settimana Santa.
Occorrerà infatti un altro anno prima di riprovare le stesse emozioni, e di far tornare l’incanto, sempre rinnovato, dei sette giorni più belli dell’ anno per Caltanissetta, quelli della Settimana Santa, facendo ritornare un passato che, dopo tanti e tanti secoli, non sembra mai trascorso.
Le Vare giacciono inanimate e prive di vita nel loro deposito; le lance, le bandiere, lo scudo, lo stendardo della Real Maestranza da quello stesso pomeriggio rimarranno in un magazzino tra le sperdute vie della città o dentro un armadio.
Ogni uomo adesso viene coinvolto di nuovo nel vortice senza fine della propria vita quotidiana, ma con una certezza: ritornerà di nuovo la Settimana Santa, per farci di nuovo unire, per farci pregare, per far ritornare dentro di noi l’ orgoglio che da tempo forse non riusciamo più a trovare: quello di essere Nisseni.
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- Testo tratto da "I Riti della Settimana Santa a Caltanissetta" di Francesco Miceli.